Il 2026 potrebbe segnare un passaggio decisivo nella storia delle forniture energetiche italiane. Per la prima volta dopo anni di mercato libero e concorrenza di decine di operatori, lo Stato pare stia valutando l’ipotesi di diventare Acquirente Unico e quindi centralizzare l’approvigionamento di energia rivendendola poi ai cittadini a prezzi calmierati.
Se confermata, questa prospettiva potrebbe rivoluzionare il peso delle bollette per milioni di famiglie italiane, soprattutto quelle più esposte all’inflazione e all’innalzamneto dei prezzi degli ultimi anni.
L’obiettivo, spiegano le fonti del Ministero dell’Energia, è usare la forza contrattuale dello Stato per “strappare” condizioni più vantaggiose sui mercati internazionali e garantire quindi ai consumatori tariffe stabili e prevedibili.
Un ritorno al pubblico per calmierare i prezzi
Il cuore della riforma è la creazione di un sistema nel quale lo Stato acquista energia all’ingrosso e la distribuisce tramite una società pubblica. In pratica, sia per le famiglie che per le imprese, ciò significherebbe avere a che fare con un distributore unico, con contratti trasparenti e prezzi meno volatili.
La differenza rispetto al passato sarebbe senza dubbio significativa. In questi anni il mercato libero ha fatto registrare anche buone offerte ma l’imprevedibilità dei prezzi all’ingrosso (amplificata dalle note tensioni geopolitiche) ha trasformato la libertà di scelta in una corsa a ostacoli.
L’Acquirente Unico, in questa situazione, si proporrebbe come strumento di protezione. Garantirebbe infatti una redistribuzione assai più equa dell’energia.

Secondo le prime stime, la misura non si limiterebbe a far tirare un sospiro di sollievo alle famiglie vulnerabili ma anche a quelle con ISEE medio-basso. La platea, quindi sarebbe decisamente ampia.
I cambiamenti per le famiglie
Se la riforma entrerà in Legge di Bilancio, le bollette potrebbero diventare molto più stabili e più comprensibili. Addio alle mille offerte, moduli e altri tipi di documentazione, quindi. Chi possiede i requisiti economici verrebbe inserito automaticamente nelle nuove tariffe calmierate.
Un altro beneficio riguarda la sicurezza energetica. Per chi vive nelle aree più fragili, come le isole minori, o per persone che utilizzano apparecchiature particolarmente energivore, l’accentramento del servizio ridurre il rischio di disservizi e renderebbe più facilmente monitorabile la qualità della distribuzione.
Il piano prevede anche un forte incentivo alle rinnovabili. Una quota notevole dell’energia fornita dallo Stato proverrà infatti da fonti green, un doppio vantaggio (sia economico che ambientale) che punta a ridurre la dipendenza da fonti estere.
Le incognite
Il progetto non è però privo di incognite. La prima è ovviamente legata all’approvazione definitiva della proposta. Finché la Legge di Bilancio non sarà votata, ogni possibilità resta sul piatto.
La seconda riguarda la gestione della transizione. Spostare milioni di utenti dal mercato libero a quello centralizzato richiedere senza dubbio tempi certi e una struttura capace di reggere carichi amministrativi imponenti.
Oltre a ciò, gli esperti mettono il dito nella piaga. Le tariffe “più basse” non corrispondono necessariamente a bollette quasi gratuite. Il risparmio effettivo dipenderà dai prezzi internazionali e dalle scelte tariffarie dello Stato.